lunedì 14 marzo 2011

preghiera del neonato














Avrei voglia di comprare
una stella in mezzo al mare
e d’ accender veramente
chi il suo cuore più non sente.

Vorrei chiedere al divino:
Ma tu quanto sei vicino?

Io ti vedo in tante cose
e non sono poi costose.

Ci sei sempre nelle stelle
perché son brillanti e belle;

Ti ho anche visto su di un prato
eri un fiore colorato;

Eri pure nella neve
quando scende molto lieve;

Ma la gente stranamente
sembra non vedere niente;

Se sapessero divino
che nel cuore di un bambino
tu sei molto più vicino.



domenica 13 marzo 2011

ninna delle note


DOrme tutta la città
REsta acceso il cielo
MIlle stelle stanno su
FAnno un grande velo
SOLamente mamma luna
LAscia aperti gli occhi...
guarda i sogni dei bambini: 
fantasie e balocchi.
La campana suona piano dodici rintocchi...
Mezzanotte, tutto tace ssssssst!
La luna chiude gli occhi
DIN DON DAN
DIN DON DAN 


pillole di cucina...

torta cocco tritato e gocce di cioccolato bianco
ingredienti:
  • 3 uova
  • 300g di zucchero
  • 1 bicchiere di olio di semi
  • 1 bicchiere di latte
  • 300g di farina
  • una bustina di lievito per dolci 
  • un pizzico di sale
  • tre cucchiai di cocco tritato
  • gocce di cioccolato bianco
preparazione:
Mescolate uova e zucchero, poi aggiungete l' olio , la farina e il latte, il lievito e il pizzico di sale ed in fine il cocco tritato,finche non otterrete un impasto omogeneo.
Mettete il tutto in una tortiera foderata di carta forno e mettere a pioggia le gocce di cioccolato sulla superficie e cuocere a 180° per 20-25 minuti.
Decorare con zucchero a velo e codine colorate.



creazione in corso^_^

si lavoro a nuovi capolavori
intanto vi metto foto di vecchi lavori
e una chicca di curiosità
sulle figure più 
enigmatiche del Giappone

LE GEISHE

"Geisha", pronunciato /ˈgeɪ ʃa/, è un termine giapponese (come tutti i nomi di questa lingua, non presenta distinzioni tra la forma singolare e quella plurale) composto da due kanji(gei) che significano "arte" e  (sha) che vuol dire "persona"; la traduzione letterale, quindi, del termine geisha in italiano potrebbe essere "artista", o "persona d'arte".
Un altro termine usato in Giappone per indicare le geisha è geiko (芸妓?), tipico del dialetto di Kyōto. Inoltre la parola "geiko" è utilizzata nella regione del Kansai per distinguere le geisha di antica tradizione dalle onsen geisha (le "geisha delle terme", assimilate dai giapponesi alle prostitute perché si esibiscono in alberghi o comunque di fronte ad un vasto pubblico, vedi più sotto).
L'apprendista geisha è chiamata maiko (舞妓?); la parola è composta anche in questo caso da due kanji,  (mai), che significano "danzante", e  o  (ko), col significato di"fanciulla". È la maiko che, con le sue complicate pettinature, il trucco elaborato e gli sgargianti kimono, è diventata, più che la geisha vera e propria, lo stereotipo che in occidente si ha di queste donne. Nel distretto di Kyoto il significato della parola "maiko" viene spesso allargata ad indicare le geisha in generale.
Tradizionalmente le geisha cominciavano il loro apprendimento in tenerissima età. Anche se alcune bambine venivano e vengono ancora vendute da piccole alle case di geisha ("okiya"), questa non è mai stata una pratica comune in quasi nessun distretto del Giappone. Spesso, infatti, intraprendevano questa professione in maggior numero le figlie delle geisha, o comunque ragazze che lo sceglievano liberamente.

Una volta che la ragazza era diventata abbastanza competente nelle arti delle geisha, e aveva superato un esame finale di danza, poteva essere promossa al secondo grado dell'apprendistato: "minarai". Le minarai erano sollevate dai loro incarichi domestici, poiché questo stadio di apprendimento era fondato sull'esperienza diretta. Costoro per la prima volta, aiutate dalle sorelle più anziane, imparavano le complesse tradizioni che comprendono la scelta e il metodo di indossare il kimono, e l'intrattenimento dei clienti. Le minarai, quindi, assistevano agli ozashiki (banchetti nei quali le geisha intrattevano gli ospiti) senza però partecipare attivamente; i loro kimono, infatti, ancor più elaborati di quelle delle maiko, parlavano per loro. Le minarai potevano essere invitate alle feste, ma spesso vi partecipavano come ospiti non invitate, anche se gradite, nelle occasioni nelle quali la loro "onee-san" (onee-san significa "sorella maggiore", ed è l'istruttrice delle minarai) era chiamata. Abilità come la conversazione e il giocare, non venivano insegnate a scuola, ma erano apprese dalle minarai in questo periodo, attraverso la pratica. Questo stadio durava, di solito, all'incirca un mese.
Le ragazze nella prima fase di apprendimento, ossia non appena arrivano nell'okiya, sono chiamate "shikomi", e venivano subito messe a lavoro come domestiche. Il duro lavoro al quale sono sottoposte era pensato per forgiarne il carattere; alla più piccola shikomi della casa spettava il compito di attendere che tutte le geisha fossero tornate, alla sera, dai loro appuntamenti, talvolta attendendo persino le due o le tre di notte. Durante questo periodo di apprendistato, la shikomi poteva cominciare, se la oka-san lo riteneva opportuno, a frequentare le classi della scuola per geisha dell'hanamachi. Qui l'apprendista cominciava ad imparare le abilità di cui, diventata geisha, sarebbe dovuta essere maestra: suonare loshamisen, lo shakuhachi (un flauto di bambù), o le percussioni, cantare le canzoni tipiche, eseguire la danza tradizionale, l'adeguata maniera di servire il tè e le bevande alcoliche, come il sake, come creare composizioni floreali e la calligrafia, oltre che imparare nozioni di poesia e di letteratura ed intrattenere i clienti nei ryotei.
Dopo un breve periodo di tempo, cominciava per l'apprendista il terzo (e più famoso) periodo di apprendimento, chiamato "maiko". Una maiko è un'apprendista geisha, che impara dalla sua onee-san seguendola in tutti i suoi impegni. Il rapporto tra onee-san e imoto-san (che vuol dire "sorella minore") era estremamente stretto: l'insegnamento della onee-san, infatti, era molto importante per il futuro lavoro dell'apprendista, poiché la maiko doveva apprendere abilità rilevanti, come l'arte della conversazione, che a scuola non le erano state insegnate. Arrivate a questo punto, le geisha solitamente cambiavano il proprio nome con un "nome d'arte", e la onee-san spesso aiutava la sua maiko a sceglierne uno che,secondo la tradizione deve contenere la parte iniziale del suo nomee che secondo lei, si sarebbe adattato alla protetta.
La lunghezza del periodo di apprendistato delle maiko poteva durare fino a cinque anni, dopo i quali la maiko veniva promossa al grado di geisha, grado che manteneva fino al suo ritiro. Sotto questa veste, adesso, la geisha poteva cominciare a ripagare il debito che, fino ad allora, aveva contratto con l'okiya; l'addestramento per diventare geisha, infatti, era molto oneroso, e la casa si accollava le spese delle sue ragazze a patto che queste, lavorando, ripagassero il loro debito. Queste somme erano spesso molto ingenti, e a volte le geisha non riuscivano mai a ripagare gli okiya.


fiocco nascita lauretta



benvenuti!!!!!

questo blog parla di fantasia di creare con le proprie mani tantissime cose, con tecniche diverse e divertenti, ma anche di molte altre cose!!!

BUON DIVERTIMENTO!!!!